Se le economie di mezzo mondo sono travolte da una crisi senza precedenti per le agromafie gli affari non conoscono recessione.
Cresce ovunque il business delle attività criminali che così reinvestono e moltiplicano i loro proventi.
Nella filiera alimentare, dal controllo delle terre alla produzione, trasformazione, commercializzazione e vendita dei prodotti, va ampliandosi il dominio degli agromafiosi che agiscono spesso dietro prestanomi e compiacenti.
Il recente Rapporto Agromafie elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulle Agromafie fotografa nella realtà nazionale il volume di affari di circa 14 miliardi di euro del 2013 ed i circa 5.000 locali di ristorazione (ristoranti, alberghi, centri commerciali, agroturismi, bar, mercati ortofrutticoli, ecc..) che prosperano attorno all'agroalimentare.
Un business in crescendo che segna il dominio delle mafie su terre e territorio, sul lavoro (caporalato, sfruttamento immigrati, falsi braccianti ecc.) e sulle attività commerciali.
L'anno 2014 segna un ulteriore aumento: un +10% sul 2013 che porta a 15,4 mld di euro il giro di affari che dal Mezzogiorno si è esteso al Centro e al Nord.
Un'economia malata che depreda e avvelena la terra, l'economia sana e gli imprenditori onesti.
Una piaga ancor più ampia se si legge nella complessità del fenomeno delle eco-agro-mafie e delle truffe alimentari che danneggiano il made in Italy attraverso adulterazioni, contraffazioni e sofisticazioni di prodotti alimentari commercializzati per autentici.
I consumatori devono poter contraddistinguere da un apposito marchio la tracciabilità dei prodotti che compongono gli alimenti sotto il profilo della qualità, della sicurezza e della legalità.
Settembre 2015